Sono cortesi

Ebbene si, anche di domenica siamo qui per voi; ne va del nostro ONORE (riprendendo il primo articolo). Oggi tratteremo il 5° articolo “sono cortesi”; e con questo giungiamo a metà del nostro percorso di (ri)scoperta.

cortesiCortese è un aggettivo che deriva dal latino medievale e si riferisce a “corte”, l’ambito attorno al quale nella società del tempo gravitavano le persone vicine al governante. La definizione richiama non tanto un luogo fisico o temporale, bensì un modo di vivere, di agire, di comportarsi: chi faceva parte delle corti medievali infatti era – appunto – cortese, cioè di buone maniere, garbato nei modi e nel parlare, attento ad una rigida serie di norme comportamentali. La parola latina passò presto in Francia e di lì in Inghilterra, dove B.-P. la scelse per identificare il comportamento che deve tenere lo Scout: A Scout is courteous… una buona parte degli inglesi probabilmente non sa neppure il significato di questa parola, che suona esotica nella sua forma francesizzante, eppure il Fondatore la scelse perché – se non immediata – almeno era univoca, puntuale, precisa.B.P. non scrive: lo Scout è garbato, educato, elegante. Scrive cortese, perché sa che questa parola comprende tutte le precedenti, e richiama ad un’atmosfera storica che in più egli spesso sceglie per trasmettere ai ragazzi la sua idea di Scout: ecco perché nella formulazione italiana, fin dall’ASCI, si è scelto di rinforzare il concetto avvicinandovi il termine cavalleresco. Le due parole richiamano ad un modello di vita e di condotta ben preciso, affascinante, storicamente lontano ma vivo nell’immaginario dei ragazzi, e non solo. B.P. scrive spesso di cavalleria, sceglie San Giorgio come Patrono dello Scautismo (che è anche il Patrono della Cavalleria, appunto), cita la Legge degli antichi cavalieri… ed invita i ragazzi ad essere i cavalieri dei loro giorni, a rivestirsi di quell’atteggiamento di disponibilità, di prodigalità, di attenzione all’altro che era proprio di chi frequentava le corti medievali. La dimensione della cortesia, nell’immaginario collettivo, si estrinseca soprattutto nel rapporto uomo-donna, ribaltando lo stereotipo della sottomissione femminile, e anzi esaltando l’eccezionalità della donna rispetto all’uomo, che le deve pertanto rispetto, onore, attenzione. Ma la cortesia può essere vissuta pienamente anche dalla donna, dalla ragazza, che in modo analogo deve rispetto e attenzione all’uomo, e più in generale al Prossimo, a chi gli sta intorno. La Guida oltre che cortese è invitata ad esser generosa, sottolineando in questo modo l’invito che le viene fatto nella Preghiera della Guida:

Signore, insegnami a essere generosa,
[…] a dare senza contare,
a combattere senza pensiero delle ferite,
a lavorare senza cercare riposo,
a prodigarmi senza aspettare
altra ricompensa […].

In questa preghiera di Sant’Ignazio l’accento è proprio posto sulla generosità e sul disinteresse, attitudini difficili da attuare e da praticare quotidianamente, ma fondamentali per poter costruire personalità disponibili e sincere. Non che al maschile questo atteggiamento vada passato in secondo piano, anzi: il termine cavalleresco racchiude in sé lo stesso concetto, dandogli in più quel sapore storico che affascina i ragazzi (ed i grandi). Ricordo un’amica che qualche anno fa mi accusò di essere un maschilista perché le avevo galantemente aperto una porta e la stavo cortesi 1lasciando passare… quasi ad intravedere in quel gesto una forma di superiorità dell’uomo che “concede” alla donna di passare. Ebbene, la cortesia funziona solo se è bilaterale, se non è un atto di superiore concessione dell’uomo nei confronti della donna ma se è vicendevole,se funziona tanto per l’uomo quanto per la donna. Io non mi offendo proprio se una donna apre una porta e mi fa passare, e sarei pronto a fare lo stesso se l’occasione me ne offrisse la possibilità… Alziamo ancora una volta il tiro e andiamo oltre: compito dello Scout e della Guida cortesi è anche quello di identificare, di mettere in luce, e di eliminare comportamenti ed atteggiamenti che ledono la dignità altrui, che risultano anche solo sottilmente scortesi, imbarazzanti, degradanti. Nel nostro Paese ci sono fin troppi esempi di maschilismo esasperato: dall’utilizzo del corpo femminile per le pubblicità (non solo quelle dei profumi o delle creme, ma anche degli antiruggine e dei pannelli solari) alla volgarità nel linguaggio e nei gesti, alla tolleranza serpeggiante al fenomeno della prostituzione (qualcuno – e si trattava di personaggio politico – negli anni ha anche tentato di convincerci che si tratti di una fondamentale nave scuola per i giovani maschi di razza italica…). Di tutto questo – invitati da B.P. a non limitarci ad essere buoni ma a sforzarci di fare il bene – dobbiamo essere coscienti per renderci utili: ecco allora la generosità e la cavalleria, componenti attive, pratiche, materiali per estrinsecare il nostro essere cortesi. (Andrea Padoin)

La Bibbia viene molti secoli prima del cavalier cortese, ma in essa troviamo dei racconti che possiamo definire “cortesi” per la luce con cui illuminano i personaggi. Nella Bibbia il termine che più si avvicina al significato di cortese, nella lingua ebraica biblica è “tov”, che significa “buono – onesto – bello – alto – piacevole – sincero – e eccellente nel comportamento, ecc.”, e sta ad indicare le qualità fisiche e spirituali di una persona, sia uomo che donna: “cortese” è la persona che ha in se e sviluppa queste qualità fin dalla sua giovinezza. Nel testo della Bibbia, Davide viene definito “tov” [1 Samuele 16, 10-12]; Davide viene presentato con la sua famiglia, nella quale, oltre al padre Iesse, ci sono altri sette fratelli, tutti maggiori di lui, valenti soldati, forti, e Samuele, guardando la statura e la forza dei giovani, pensa di vedere il prescelto tra loro (escludendo Davide), ma Dio dice: “Non guardare all’ aspetto […] l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”. Abbiamo una indicazione preziosa  sull’essere “cortese-tov”: non l’apparenza, la superficialità, ma l’essere spirituale, profondo qualifica la persona. Così mandano a chiamare Davide, il più giovane, adolescente. Da Davide discenderà il re-messia, Gesù. Lo Scout e la Guida sono cortesi se fin dalla loro giovinezza curano l’aspetto fisico, il modo di comportarsi in pubblico e in privato, ma soprattutto se le qualità “tov” sono vissute nel profondo, con autenticità, perché il “Signore vede il cuore”. (Padre Francesco M. Polotto, O.S.M.)

<<4° Articolo: sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout

6° Articolo: amano e rispettano la natura>>

Buona parte delle riflessioni sono tratte dal libro “chiacchierate sulla legge scout” di Andrea Padoin e P.Francesco Maria Polotto O.S.M.

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